Chi erano gli Escartons
Il mito della montagna.


Gli antropologi lo hanno definito il "paradosso alpino". In effetti a distanza di tanto tempo risulta ancora quantomeno insolito, inaspettato, che nel basso medioevo, un periodo noto più per i soprusi e l'oscurantismo che per la democrazia e la cultura, in una zona delle Alpi le libertà personali e l'alfabetizzazione fossero maggiori che altrove. Altro che "scarpe grosse e cervello fino", in montagna si sapeva di più e si viveva meglio. Nel 1343 la "Grande Charte" stabiliva che sulle aree brianzolese, di Oulx, di Casteldelfino, della Val Chisone e di Queyras fosse assicurato un regime di maggiore libertà personale e fiscale. Il documento, firmato dal Delfino Umberto II metteva nero su bianco quanto già in atto nei decenni precedenti e fu successivamente ratificato anche dal Re di Francia rendendo di fatto i 40.000 abitanti di queste montagne speciali rispetto a tutto il resto del regno. Non erano semplici sudditi, ma Uomini Liberi. Forse la cosa non ti sembra eccezionale, ma a quel tempo lo era eccome. Ma in cosa consistevano queste speciali libertà? In pratica gli Escartons, così chiamati dal francese "dividere in parti uguali" erano soggetti ad una ripartizione più equa delle imposte e non erano considerati veri e propri sudditi, ma di fatto uomini liberi. Godettero fino al 1713 di uno statuto fiscale e politico privilegiato. I capi villaggio eleggevano ogni 2 febbraio un proprio rappresentante, il console, e nella comunità circolavano liberamente merci, persone, idee. E lo facevano oltrepassando proprio i 7 colli di questo Escartons Brevet. Nove abitanti su dieci sapevano leggere, scrivere e fare di conto a differenza dei loro contemporanei a valle. Tant'è che una delle professioni più note qui era proprio il precettore, l'insegnante a domicilio.
Ancora oggi il singolare caso della Repubblica degli Escartons (anche se il termine Repubblica fu assegnato impropriamente solo molti secoli dopo) è vista come un esempio di armonia tra poteri, un equilibrio tra spinte alla globalizzazione e rivendicazioni locali. Ma soprattutto dimostra come i confini imposti abbiano solo la capacità di dividere e opprimere la libertà mentre sono la cultura e la lingua, in questo caso la lingua d'oc quella occitana propria di queste terre, ad unire i popoli. La fine degli Escartons si deve proprio alla dottrina dello "spartiacque" ovvero all'introduzione del criterio idrografico al posto di quello etnografico nel definire i confini di una nazione. Una scelta che viene spesso messa in discussione e non solo qui. Per quattro secoli, però, gli uomini di queste montagne furono liberi e i loro villaggi prosperarono. Oggi quello degli Escartons è diventato un mito. Viviamo un momento storico in cui le giovani generazioni guardano alla montagna con occhi completamente diversi dai loro padri e dai loro nonni. La fuga dalla povera montagna fatta di vita dura, sacrifici e scarsa industrializzazione verso le fabbriche della città e i loro stipendi sicuri ha svuotato nel Novecento valli e crinali, compresi quelli di quest'area. Villaggi che un tempo prosperavano sono diventati disabitati. Ma con il nuovo millennio il vento è cambiato e nelle città si è tornato a sognare il mito della montagna, di una vita a contatto con la natura. Un'aspirazione spesso idealizzata, non sempre realizzabile, ma che sempre più giovani hanno deciso di tentare a rendere la loro quotidianità. Chi magari ha ereditato una vecchia proprietà si è rimboccato le maniche e la sta sistemando, magari per farci un Bed&Breakfast. Altri, forse ancor più temerari chissà, partono da zero. Solo alcuni di loro riusciranno ad adattarsi alla severità della montagna, all'assenza di molti confort della città, ad introiti più incerti o semplicemente ad un lavoro diverso. Di certo la passione della montagna come meta di vacanza sia estiva sia invernale ha portato sempre più persone in quota con benefici per il business del turismo e di tutte le attività correlate, ma a discapito della quiete e talvolta del rispetto di questi luoghi. Per questo proponendo questa iniziativa dell'Escartons Brevet intendo far scoprire un luogo speciale, ricco di storia e di paesaggi unici, ma allo stesso tempo consegnare un messaggio di rispetto nei confronti della natura e degli altri. E mi auguro che il mio messaggio sia percepito come tale dai motociclisti di ogni età.